10 mar 2012

Piemonte

La cucina piemontese è una cucina ricca di sapori e di storia. La varietà del territorio piemontese e del suo conseguente clima ha prodotto una differenziazione nella gastronomia delle diverse aree geografiche piemontesi.
Non solo la morfologia del territorio ha prodotto una cucina varia ma anche la presenza, nei secoli scorsi, di una popolazione suddivisa in distinte classi sociali, ecco allora che si possono differenziare una cucina più "popolana" e povera e una cucina più ricca ed elaborata.
La cucina povera rispecchia in tutto e per tutto il territorio e le materie prime che questo metteva a disposizione, mentre la cucina più ricca, propria delle corti e della nobiltà, ha molte più influenze francesi, essendo stato il territorio piemontese per lungo tempo sotto il dominio sabaudo.
Oggigiorno si denota un forte interesse e un'efficace promozione da parte della popolazione piemontese della cucina locale, tutto ciò si manifesta nella volontà di voler vedere riconosciuta l'alta qualità non solo di alcune materie prime ma anche di prodotti tipici quali, per esempio, il numero vastissimo di produzioni casearie.
La gastronomia piemontese evoca piatti caldi e robusti, verdure intinte nell’olio bollente insaporito d’aglio e acciuga, carni scure cotte lentamente nel vino, bolliti e fritti misti, agnolotti e risotti: tutti piatti preparati con gli ingredienti base di una tradizione culinaria che colloca al primo posto burro, formaggi, carni e vini.
La tradizione culinaria del Novarese presenta forti influenze lombarde; in Lomellina, per esempio, dove il confine tra le due regioni è delimitato dalle risaie, da sempre popolate da rane, uno dei piatti per eccellenza è proprio il risotto con le rane. Nel vicino Vercellese, di tradizione culinaria montana e risaiola, si cucina la panissa, un risotto cui si uniscono fagioli con il loro liquido di cottura. Passando al Monferrato, rimasto a lungo separato dal resto del Piemonte, sono evidenti le condivisioni enologiche con l’Oltrepò Pavese lombardo: a differenza del resto della regione dove i vini sono per lo più fermi, nel Monferrato molti sono i vini frizzanti, come alcune produzioni dei Colli Tortonesi e del Barbera d’Asti. Mentre ad Asti si avvertono contaminazioni lombarde – come per l’uovo al cireghet, che ricorda quello milanese in cereghin, ossia un uovo fritto in padella e condito con una salsa di acciughe dissalate, capperi, peperoncino e prezzemolo – nel Monferrato alessandrino, specie nella fascia meridionale, sono presenti le influenze della tradizione culinaria ligure, di cui sono esempi la farinata di ceci o l’impiego del pesto per condire alcuni primi piatti. Non mancano anche qui derivazioni sabaudo-francesi, tra cui una versione della finanziera che alla stessa base unisce, oltre al cervello e ai funghi, anche il prosciutto. Al confine con il Monferrato, nel Cuneese, si trovano le Langhe, la cui capitale indiscussa è Alba, punto di riferimento gastronomico per la produzione di tartufi, vini e formaggi. Sono di derivazione langarola i tajarin e il brasato al Barolo. Il nome di Alba è da sempre legato alle carni crude, nello specifico all’insalata di carne all’albese – dove la carne è tagliata a fettine sottili, condita con olio e limone e arricchita da scaglie di parmigiano o tartufo – e alla carne cruda all’albese, a base di carne trita.
Semplice e di origini contadine la bagna cauda è uno dei piatti base della cucina piemontese. La preparazione, che presenta non poche affinità con l’aggiada ligure, è condita proprio con l’olio e le acciughe sotto sale della vicina regione. Per finire, non può mancare un cenno al gran bollito misto, condiviso con altre realtà dell’Italia settentrionale, tra cui l’Emilia.
Ecco, allora, che si possono trovare nell'attuale gastronomia piemontese prodotti DOC e IGP


.





Nessun commento: